GERMANO SARTELLI
Dallo scatto all' opera: Germano Sartelli e la Polaroid
Dal 1 al 22 febbraio 2025
La Mostra
Germano Sartelli (Imola, 1925-2014) è stato uno dei maggiori e più atipici e innovativi artisti del secondo ‘900 italiano. Nel 2025, proprio il 31 gennaio, ne ricorre il centenario della nascita, occasione celebrativa cui l’associazione CARP partecipa dedicandogli, negli spazi della galleria Pallavicini22 di Ravenna, la mostra Dallo scatto all’opera. Germano Sartelli e la Polaroid, curata da Luca Maggio e Roberto Pagnani a partire da un’idea della figlia Marzia. In questa sede lei ha voluto per la prima volta esporre le istantanee inedite realizzate per decenni dal padre con la Polaroid di cui era accanito e entusiasta fruitore sin dai primi anni ’70, forse per il senso e il desiderio di immediatezza che quella macchina sapeva restituirgli, cogliendo il centro del particolare naturale o del lavoro artistico di volta in volta inquadrato e catturato dall’artista.
L’artista
Nella cittadina romagnola prendono avvio le sue prime sperimentazioni artistiche condotte attraverso un isolato e paziente tirocinio. Nel primo dopoguerra entra in contatto con l’ambiente artistico e culturale di Bologna. Nel 1958 espone per la prima volta nel capoluogo emiliano, al Circolo di Cultura, presentato da Maurizio Calvesi che, insieme ad Andrea Emiliani, rimarrà uno dei suoi più fedeli esegeti. Dagli anni ’50 sino agli anni ’80 insegna pittura nell’atelier dell’Ospedale psichiatrico “Luigi Lolli” di Imola. Nel 1954 a Roma, presso la Fondazione Besso, coordina ed organizza la prima mostra italiana di opere dei degenti dell’Ospedale psichiatrico Imolese.
L’esposizione, che suscita grande interesse in campo sia artistico sia medico clinico, viene recensita con una larga eco sulla stampa nazionale. Nel 1962 gli viene conferito il premio per la scultura dal Ministero della Pubblica Istruzione e, due anni più tardi, è invitato da Maurizio Calvesi, Afro Basaldella, Lucio Fontana e Cesare Gnudi, a partecipare alla XXXII Biennale di Venezia. In questi anni tiene il suo studio-officina nella Rocca di Imola. La sua ricerca artistica, in continua evoluzione, è caratterizzata da uno specifico e costante lavoro di sperimentazione su vari materiali. Le prime sculture sono in legno e ferro, seguono dalla metà degli anni ’50 in avanti, stracci, fili metallici arrugginiti, cicche e cartine di sigarette. Dopo il ’60 è il momento di vimini, paglie, ragnatele, ciocchi. Ancora legno e ferro, lamiere e metalli dagli anni ’70 in poi sino alle più recenti opere di vario formato: di piccole e grandi dimensioni. La produzione pittorica e scultorea di Saltelli è stata presentata in numerose mostre personali e in molte rassegne collettive. Si sono occupati del suo lavoro, tra gli altri: Calvesi, Emiliani, Castagnoli, Spadoni, Cerritelli, Daolio, Trento.
Biografia tratta dal sito web di Galleria de’ Foscherari